Non dire agli altri me che esisto anche io

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L’album che ho ascoltato scrivendo questo pezzo è Shields, Grizzly Bear (2012)

Un libro molto bello che ho letto non troppo tempo fa si intitola – nella versione tradotta – Una stanza piena di gente di Daniel Keyes. E’ la biografia di William “Billy” Milligan, un criminale che nella seconda metà degli anni settanta rapisce e violenta tre studentesse universitarie in Ohio e che si scopre essere “disturbato” da personalità multipla durante gli interrogatori.

Le personalità – nel caso di Milligan ben 24 – entrano in gioco a seconda della situazione. Hanno nomi, storie, età, sesso, carattere, abilità, conoscenze e nazionalità differenti. Il libro è stato scritto nel 1981 grazie alla collaborazione diretta delle varie personalità di Milligan. E’ uscito anche il film: si intitola The Crowded Room (il protagonista è Leonardo Di Caprio).

Cosa c’entra questo con me? Poco. Dovevo servirmi un assist per affrontare il tema di questo pezzo e ho pensato di catturare la tua attenzione così. Se sei arrivato fino a qui significa che ha funzionato. E quindi “bravo Nic” (io parlo da solo e mi chiamo Nic in intimità).

No, io non sento voci nella testa, non mi addormento risvegliandomi con dei buchi temporali perché nel frattempo “un altro me” ha preso il controllo per vivere il suo pezzo di vita nella mia o cose del genere. Semplicemente, proprio come te, ricopro ruoli diversi in continuazione, negando talvolta a uno l’esistenza dell’altro, come se esistesse il rischio di compromettere in qualche modo la credibilità o di ostacolare il percorso di una delle mie “posizioni” nel mio essere. Stai pensando che sono matto e non sei il primo. Aspetta a chiamare un dottore, lasciami spiegare.

Uno dei miei pensieri ricorrenti riguarda il mantenimento di un equilibrio sano e un dialogo sobrio tra i differenti ruoli che interpreto nella mia quotidianità. Tu come fai? Sei bravo in questa cosa? Ci hai mai pensato?

Ognuno di noi può essere padre, figlio, fratello, compagno, amante, amico, parente, collega, capo, dipendente, vicino di casa, maestro, allievo e via di seguito. Ogni status richiede un certo tipo di comportamento con relativi diritti, doveri e attenzioni particolari. Io organizzo mentalmente tutto questo in contenitori: a seconda dei giorni prendo e offro qualcosa a ciascun contenitore. E’ uno sbattimento incredibile, se ci pensi un attimo, quello che facciamo tutti i giorni. Perché al contenitore “famiglia”, per esempio, può non fregare assolutamente nulla delle dinamiche esistenti nel contenitore “lavoro” e viceversa. Tu però devi sempre essere al top. In pratica più cose fai, peggio è.

Se prendiamo in esame il mio caso (il blog è il mio, ci sta no?) la musica ha drammaticamente complicato le cose portandomi in una molteplicità di dimensioni di cui fatico a gestirne la convivenza. Non ti prendi mai la testa tra le mani e ti chiedi qualcosa come: “io sono solo io, che cazzo di casino ho fatto qui? Come faccio a fare tutto adesso? Perché sono sempre così entusiasta di buttarmi di testa senza guardare giù?

Nel pratico ci sono i Fuh dove canto e suono il basso con i miei amici di sempre. Sono piuttosto nervoso e posso esprimere il mio animo punk con disinvoltura e godere di un sound potente. Ti sembro davvero disturbato se mi vedi solo in quel contesto. Con Io Monade Stanca suono una gloriosa chitarra elettrica con un amplificatore sovradimensionato. Non si può regolare il volume che è sempre troppo alto. I Monade sono follia e patafisica. Per capire di cosa sto parlando ti consiglio Autunno a Pechino di Boris Vian. Non riesco a spiegarteli. Meglio se vieni a un concerto. Anche in questo contesto sembro matto, ma in mdo diverso.

Roncea da solo invece è cantautore impegnato (nel senso che mi impegno proprio, mi sbatto un casino), scrivo le mie canzoni servite in coppa al gusto sconfitta e le suono in giro con la chitarra acustica, insieme ad altri musicisti o da solo. Purtroppo pare che oggi chiunque stia male e abbia una chitarra sia “indie”. Bo?!?

La dimensione più stramba, tuttavia, è quella dei Gemelli Del Gol: un duo che basa la sua esistenza sull’autoironia e la necessità di alzare soldi sin dall’inizio, spudoratamente. Questo è il progetto di cui parlo di meno ma che mi impegna di più (tadadadaaaaam). Il mondo delle marchette è particolare. Te ne parlerò più avanti perché è molto più affascinante di quello che sembra visto dall’interno. Ora sai perché non sono sui cartelloni dei migliori festival internazionali: da maggio a ottobre devo suonare ai matrimoni!

Tutti questi “me” che coesistono in uno spazio temporale, presumiamo di una settimana, di cui più di 40 ore mi vedono impegnato al computer a fare il mio lavoro (ambito in cui mi sforzo di essere normale) – rappresentano un grande problema se non sai organizzarti.

Il risultato è che non ho mai un momento libero e mi accompagna un grande senso di colpa verso chiunque. Penso di non fare e di non essere mai presente abbastanza. Fondamentalmente vivo di merda per questo ma non tutti i giorni, per fortuna.

Ogni tanto ascolto le cose che ho fatto in questi anni, leggo qualche articolo o qualche pensiero che ho scritto, riguardo le foto dei tour, penso agli eventi che ho organizzato, gongolo su qualche commento positivo, mi guardo dall’alto e mi ritrovo al posto giusto in ogni contenitore.

E’ così che riesco a dare un senso a tutto e per una manciata di minuti sono davvero felice.

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