Cose e casa, cosa è casa

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Questo delirio è stato scritto ascoltando l’album di Ben Howard intitolato I Forget Where we Were (2014)
Se te lo metti su prima di leggere è figo.

Da circa due anni chiamo casa uno spazio di circa 65 metri quadri dove concentro la mia vita: mangio, dormo, studio, lavoro, scrivo, compongo, piango, rido, occasionalmente scopo.

Vivo insomma dentro quattro mura dove culminano i miei sforzi: la mia è una battaglia quotidiana per mantenere questo ambito status symbol di marito della banca, nel mio caso per 30 anni. Sembra una condanna. Quanto ti hanno dato di mutuo? 30 anni, ma se le cose vanno bene magari ne esco prima.

Come tanti, forse pure come te, faccio una serie di innumerevoli piccoli sacrifici, ho abolito la parola “vacanza” dal mio vocabolario da qualche anno a questa parte, smesso di comprare strumenti e la macchina deve arrivare a 300.000 km, non ci sono cazzi. Il meccanico di fiducia, mi ha promesso che la Panda Gialla ce la farà.

Giardini e pattumiera

La vera chicca è il mio giardino di cui non mi frega assolutamente nulla ma c’è, ed è pure dignitoso: è grande quasi quanto l’appartamento, ci sono le siepi, un quadrato piastrellato a dovere, due piantine tipo rosmarino, timo, quelle robe lì che “ti fanno sentire un Bio”, e un fazzoletto di erba che ho dovuto riseminare perché ho bruciato il manto erboso bagnando a orari del cazzo. Quante cose si imparano stando all’aria aperta.

Solo che al secondo giro di semina ho cambiato tipo di erba e adesso sembra un po’ come la mia testa quando a Carnevale mi vestivo da “punk” e mi coloravo i capelli con lo spray del cazzo che puzzava terribilmente. Tonalità e lunghezza differenti, un senso di inadeguatezza significativo.

Non so tu da cosa ti vestivi a Carnevale. Io pensavo che punk e teppista fossero sinonimi da bambino. Tuttavia, con un certo orgoglio penso di essere riuscito ad essere entrambe le cose.

Dal mio giardino si possono ammirare un ampio parcheggio, la riva di un rio in lontananza che di inverno aiuta a farti sentire l’umidità nelle ossa e l’avvicinarsi della morte, ma soprattutto la pattumiera di tutto il condominio.

Ho speso poco perché ho comprato un disegno, non era disegnata lì la spazzatura sul progetto. Ora che ci penso non era disegnata affatto.

Romeo ha la sua posizione di avvistamento e dalla ringhiera rompe le palle ai randagi in cerca di cibo. Si fa rispettare a modo suo. Se questa situazione piace al mio gatto, allora può piacere anche a me.

Cavarsela male, coltivare amicizie

C’è ancora una manciata di spazio vuoto da riempire. Sono un fanatico della funzionalità quindi decido con molta cura quali spazi colmare e perché.

Le mie abilità manuali sono pari a zero. Non me ne vergogno. Chiedo aiuto e fortifico le mie relazioni così, proponendo serate alternative dove tu mi aiuti a piazzare dei tasselli o a montare un mobile e io ti offro tutta la mia ospitalità e tutto quello che ti senti di bere. Più si beve e più stucco serve per riparare i danni, ma è figo.

Sono felice che i miei migliori amici abbiano contribuito all’allestimento del mio nido. C’è tutto qui, anche un po’ di loro e io so riconoscerne il valore, percepirne la presenza e sentirmi fortunato.

Ho comprato delle luci cinesi che cambiano colore, sono pieno di telecomandi minuscoli che non funzionano tanto bene ma ti danno un tono. Quando la tua scrivania di lavoro è parallela alla tua cucina, perpendicolare al tuo soggiorno e al tuo studio, è importante trovare escamotage per creare sensazioni diverse nello stesso spazio.

La luce è una soluzione e così la sera cerco combinazioni di colori per avere un’illuminazione rilassante, ma di solito finisco sul blu. Una mia cara amica dice che fa male agli occhi e quindi tendenzialmente mi rovino vista e vita. Così pare stia andando.

Casa dei tuoi

Sono convinto che per molti di noi la “vera” casa sia quella dei genitori, dove sei cresciuto o hai passato l’ultimo periodo significativo con la tua famiglia prima di fare questo passo che ti fa sentire grande e stronzo, indipendente e timoroso.

Questa cosa mi è parsa chiarissima recentemente con la vendita del focolare di famiglia. C’era rimasta solo mamma in quei 240 metri di vuoto e ricordi, di stanze sgombre e buie, di persiane chiuse e radiatori spenti, di voci svanite e rumori sognati.

E’ stato uno sgombero tragicomico perché il connubio tra casa grande, tanti anni e accumulatori seriali che non sanno di essere tali, è indubbiamente speciale. Abbiamo trovato di tutto e di più tra libri di scuola, oggetti che qualcuno pensava fossero di valore e invece no, ammennicoli e memorie varie.

Ci ho trovato anche un registratore a bobina e un po’ di vinili del night dei miei tra compilation della peggio musica dance anni ’80 e qualche chicca tipo il singolo della Collina dei ciliegi in 10 pollici. Ho anche trovato una musicassetta che mi aveva comprato mio padre di un duo rap rumeno chiamato Dinastia Sottinteso che faceva i pezzi dei primi articolo 31 in rumeno appunto. Il risultato è molto curioso: qui puoi ascoltarti una versione di “Fatti un giro nel quartiere” se non ci credi). Consigliatissimo.

Finiscono 30 anni di vita in un abbraccio fugace con mia madre al buio nel cortile (perché se nessuno è in casa chi lo spegne il faro fuori?) con gli occhi lucidi e le chiavi pronte ad essere consegnate ai nuovi proprietari, e tutte le luci che stavolta sì, sei sicuro di avere spento. Avremmo potuto amarci di più lì dentro. Dico tutti e quattro, la mia famiglia.

Ecco io credo che fino a quando non hai sgomberato il garage dei tuoi da tutta la tua roba, non puoi dire di avere davvero una casa tua. Ora io ce l’ho. Naturalmente con il garage pieno di roba inutile che mica si poteva buttare via.

Così, in questo periodo interminabile con il COVID dove non me la sto passando troppo bene, tra la tristezza di questi giorni da solo e la preoccupazione delle ripercussioni sui miei poveri polmoni che hanno già i loro problemi, con 3 sensi su 5 attivi, mi sto guardando intorno più a fondo e mi sono chiesto dove sono focalizzando la mia attenzione su un quesito: casa è un luogo, una persona, uno stato d’animo, una sensazione, un desiderio?

Casa è dove sei tu. Se riesci a sentirti.

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